Climax


Regia: Gaspar Noè

RECENSIONE

Quando si parla di “genere horror”, le prime immagini che balzano alla mente di una qualsiasi persona, riguardano in buona parte fantasmi, spettri, luci che si spengono e riaccendono e serial killer soprannaturali e immortali.

L’horror, in realtà, senza stare a scomodare entità paranormali o esseri mitologici, è spesso ben più personale e immediato, umano.

Molti cineasti, nel corso degli anni, hanno sempre più frequentemente ricercato proprio nella psiche umana questo senso di sopravvivenza, disagio, rabbia e paura.

Ma come riuscire a far regredire delle persone normali in bestie senza freni inibitori? Come spazzare via millenni di evoluzione umana in poco tempo?

L’espediente è semplice.

Raggruppare un gruppo più o meno numeroso di persone (sconosciuti, ma anche amici o persino famiglie) in un luogo ristretto e isolato dal resto del mondo, e trovare un “qualcosa”, una motivazione, per far fiorire a galla le peggiori pulsioni e istinti umani, da tempo assopiti in una normale società civilizzata.

Pasolini, e ancora prima De Sade, ne realizzano un esempio in Le 120 Giornate Di Sodoma.

Silvano Agosti sfrutta la ristrettezza di un ascensore e l’istinto di sopravvivenza in Nel Più Alto Dei Cieli. Lanthimos annienta ogni influenza dal mondo esterno in Kynodontas.

Gaspar Noé però non ha così tanto tempo da perdere.

Vuole che le barriere alzate da dignità e pudore cadano in un singolo colpo, per tutti quanti, e nel minor tempo possibile. 

Gaspar decide quindi di sfruttare la droga.

LSD, per la precisione, che qualcuno ha fatto scivolare per puro “caso” nella gigantesca tinozza contenente la sangria che, la coreografia di un gruppo di ballo, ha prodotto con grande cura, per i suoi ballerini.

Quando la droga inizia a fare il suo lavoro, l’effetto finale è raggiunto.

Madness.

La pazzia prende il sopravvento in un “Climax” di degrado e violenza.

Climax, per l’appunto il titolo stesso dell’opera, è solo sulla carta l’ennesimo film “identico” di Gaspar Noé.

Disturbanti scene di sesso, quasi “animale”, il vivido rosso come colore predominante, droghe, allucinogeni, musica da discoteca assordante, balli dalle movenze quasi schizofreniche, piano-sequenza come se piovessero, una struttura narrativa completamente fottuta (Noé non riesce proprio a mettere i titoli di coda ALLA FINE, è più forte di lui), e naturalmente gente che muore. In questo caso specifico, anche abbastanza male.

In pratica, comunque, il Climax di Gaspar Noé riesce nell’impresa di risultare allo stesso tempo distante anni luce dai precedenti film del regista, ma comunque mantenendo sempre uno stile immutabile.

Per la precisione, potrei dire abbastanza facilmente che Climax è il suo lungometraggio più folle e più fuori dagli schemi che abbia mai prodotto, insieme a Enter The Void forse. E proprio di Enter The Void si dovrebbe parlare, quasi obbligati, quando si cita Climax.

Il magnum opus del regista argentino e il “dance horror” di cui sto parlando in queste righe, sono due trip di allucinogeni e droghe varie, ma con una sostanziale differenza che allo stesso tempo gli accomuna. ETV è per tutta la sua durata un dramma in POV. In prima persona. Uno stratagemma obbligato, che rende lo spettatore partecipe di uno spettacolo di neon, colori, allucinazioni e pazzia.

Climax è l’opposto.

Lo spettatore non è più protagonista, ma passivo osservatore, di un distaccato inferno che non lo riguarda. In cui le droghe allucinogene sono sempre presenti, ma vengono viste dal di fuori.

Non siamo più consapevoli delle azioni dei vari protagonisti di Climax, e non vediamo nè capiamo quello che i vari personaggi dell’opera stanno passando in quel determinato momento. Cosa che in ETV si può facilmente capire.

Per dirla breve, in Climax non vediamo le droghe, ma il loro effetto nei protagonisti.

Parlando proprio di loro, essendo l’opera praticamente composta da due enormi piano-sequenza (arte nella quale Gaspar è diventato da diversi anni uno dei maggiori esponenti), il cast è pazzesco e coinvolgente, con una Sofia Boutella che spicca sopra a tutti per la sua interpretazione da neo-Isabelle Adjani in Possession, e sbotta completamente.

Che altro dire? Filmone.

Non riesco a trovare vere e proprie critiche da muovere all’opera, se non forse sul finale.

Per come si era messa l’opera, infatti, mi sarei aspettato qualcosa di molto più cattivo e violento alla fine. Così non è stato (non del tutto), ma di sicuro non rovina un gran film assurdo come questo.

Gaspar Noé sempre una garanzia.

Giudizio complessivo: 8
Buona visione,



Trailer


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