Revenge


Regia: Coralie Fargeat

Bene bene bene, un’altra scoperta interessante da aggiungere a questo 2018 che, nonostante alcuni tonfi inaspettati, ha saputo regalare chicche degne di nota. E Revenge è tra questi.

Adrenalinico, zarro, volutamente esagerato, mette lo spettatore subito di buon umore, introducendo la figura chiave di tutta la faccenda, Matilda Lutz, a dir poco patata e provocante oltre i limiti della scorrettezza. Limiti che molto probabilmente vengono anche oltrepassati per porre l’attenzione sulla violenza sulle donne e sul concetto di “se lo è andato a cercare”.


Non a caso la protagonista si chiama Jennifer, rimandandoci al rape and revenge più famoso, I Spit on Your Grave (di cui ho trovato molto interessante pure il remake) e soprattutto non scordiamoci che la regista è donna, tale Coralie Fargeat, che onestamente non ho mai sentito nominare (opera prima?), ma che ha mostrato, al di là del tema caldo affrontato (visto anche il periodo), di aver studiato bene e di aver appreso e attinto le tecniche dai migliori.

Molto apprezzabile, tra le altre cose, la cura dei particolari, evidenziata per esempio dalle formiche sulla mela, da un uomo che mangia o dalle gocce di sangue che cadono sugli insetti. Ad essa si uniscono effetti piuttosto convincenti e dannatamente reali, che in alcuni casi ti trasmettono appieno la sofferenza a cui è sottoposto il personaggio di turno (basta ripensare a quel pezzo di vetro nel piede, o molto più semplicemente alla tizia impalata, sequenza decisamente bella tosta).


Il ritmo è notevole e non consente pause e non mancano le scene degne di nota, come l’auto operazione dopo essersi fatta di peyote, oppure il risveglio post operatorio con incubo annesso, davvero ben riuscito. Il marchio della fenice con la lattina di birra invece, per quanto molto significativo, è pura tamarraggine, ma nel pacchetto all’interno di cui viene confezionato tutto sommato ci sta pure.

E quest’ultimo passaggio in particolare, mi porta alla considerazione che forse il film sia un po’ troppo esagerato e difficile a credersi, per come si sviluppa. Per carità, va bene l’esagerazione voluta, però in più di un’occasione la sensazione è quella di essere andati un po’ troppo oltre. Chiariamoci, come avevo avuto modo di dire in I Spit On Your Grave, infondo viene mostrato ciò che lo spettatore vuole vedere, il cosiddetto” revenge” che si origina dal precedente “rape” ed in questo senso viene chiaramente accontentato. E a questo punto, mi viene spontaneo, per esempio, rimarcare come la scena sopracitata di lei infilzata avrebbe potuto essere un po’ meno severa, bastava far vedere che si era conciata male, mentre qui effettivamente le possibilità di sopravvivenza al volo erano pressochè inesistenti.


Le prestazioni del cast però fanno ben presto dimenticare questo piccolo aspetto negativo. Di Matilda Lutz non ricordo se ho già detto che è figa (e nel caso “repetita juvant”, come dicevano quelli che costruivano ponti che ancora oggi sono in piedi), ma oltre questo (che, per carità, aiuta) è pure brava e riesce a farci soffrire con lei come se fossimo parte integrante del film. A darle manforte ci pensa poi il violentatore, tale Vincent Colombe, anch’egli ben dentro la parte a lui assegnata.

La trama infine non è nulla di che, niente di più di ciò che la gente vuole. Forse si può pensare che la regista abbia voluto vincere facile, ma si tratta pur sempre di una vittoria, e pure convincente.

Giudizio complessivo: 7.7
Enjoy,



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