Saint Ange


Regia: Pascal Laugier


Esordio alla regia di Pascal Laugier (diventato celebre dopo quel piccolo gioiellino di Martyrs), segue le vicende di Anna, una giovane ragazza che viene assunta come donna delle pulizie in un fatiscente orfanotrofio sulle Alpi Francesi, il Saint Ange.

In questo luogo, poco prima che arrivasse Anna, un bambino è morto dopo
essere caduto e aver sbattuto la testa e questo ha causato il trasferimento di tutti i bambini in un altro istituto. Al Saint Ange sono rimaste quindi solamente Anna, che è incinta ma cerca di tenerlo nascosto; Helenka, la cuoca e tuttofare della struttura; Judith, una ragazza orfana che è stata allevata da Helenka ma con evidenti disturbi mentali ed infine Madame Francard, la direttrice della struttura che sta lottando per non far chiudere il posto.

In questa situazione, Anna dapprima si dedica alle faccende ma poco a poco inizierà a sentire suoni, rumori, passi e strane presenze dei “bambini che fanno paura”. Assieme a Judith quindi cercherà di capire cosa le nascondono Madame Francard ed Helenka, fino ad arrivare ad una vera e propria ossessione per questo macabro mistero.


Saint Ange è uno di quei film che, più che a mostrare, punta a farti immaginare. Nel film infatti la paura non è causata da jumpscares, mostri o violenza ma è tutta psicologica ed incentrata sull’ansia.

E questa è una cosa buona e giusta.

Il livello d’attenzione infatti resta alto per tutta la pellicola, dall’inizio alla fine, e questo è possibile grazie anche alla scelta di usare colori freddi e cupi per la maggior parte del tempo così da far sembrare l’orfanotrofio disabitato ancora più tetro e vuoto.

La colonna sonora poi fa la sua parte, con brani inquietanti e spettrali che combaciano alla perfezione con le situazioni in scena (porte che sbattono, rumori sospetti, apparizioni ecc.).

I personaggi nel film non sono molti ma sono ben caratterizzati ed ogni spettatore avrà le proprie simpatie e antipatie perché, di ogni personaggio, ci vengono mostrati sia i lati positivi che quelli negativi (inclusi quelli della protagonista).

Il film però non è perfetto ed il problema principale è il finale che risulta un po’ affrettato ed insensato, quando sarebbe bastato ragionarci ed aggiungere magari dieci minuti di pellicola per dare degna conclusione ad un film che tutto sommato sarebbe potuto essere un ottimo film in tema paranormale.

Peccato, un occasione sprecata.


Consiglio questo film a chi cerca una storia con una buona dose di suspance, lo sconsiglio vivamente agli amanti del lieto fine e del “vissero tutti felici e contenti”.


Giudizio complessivo: 7
Buona Visione,

Stefano Gandelli



Trailer


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