Napoli Violenta


Regia: Umberto Lenzi

Dopo aver recensito svariati poliziotteschi sparsi per tutta la penisola, da Roma a Milano, fino in Basilicata (ehm no, non esageriamo, fino a lì non mi sono spinto), adesso è il turno di Napoli, che ovviamente ha dato il suo valido contributo alla categoria con i vari Napoli Spara! e Napoli Si Ribella e con il Napoli Violenta di cui parlo oggi.

Il film si può considerare come il secondo episodio della cosiddetta Trilogia del Commissario, preceduto dal pregiato Roma Violenta e seguito dal meraviglioso Italia A Mano Armata (entrambi di Mario Girolami o Franco Martinelli, che in entrambi i modi decideva di chiamarsi a seconda se il giorno era pari o dispari), dove il Commissario non è il vostro caro amico Montalbano, che per carità sarà pure simpatico ma che non ha nulla a che vedere con il vero Commissario, e cioè il Commissario Betti, interpretato dal grandissimo baffone Maurizio Merli, vera icona del genere, qui in grandissima forma come sempre, grazie anche ad alcuni personaggi di contorno che aggiungono spessore al tutto.


Questa volta in cabina di regia c’è il buon Umbertone Lenzi, che non è una terza identità del sopracitato Girolami/Martinelli (nel remoto caso che qualcuno non lo conoscesse), ma che viene ricordato per la sua grande prolificità e soprattutto poliedricità, dal momento che lo vediamo spaziare senza impaccio dal poliziottesco (Roma A Mano Armata, Milano Odia… e La Banda del Gobbo, tanto per dirne tre, portano la sua firma) al cannibal (Cannibal Ferox e Mangiati Vivi rivestono un’importanza notevole nel panorama italico riferito al genere in questione) fino all’horror più classico in stile Incubo sulla Città Contaminata.

Le musiche del grandissimo Franco Micalizzi sono protagoniste sin da subito e ci accompagnano lungo tutte le scorribande di cui si rendono protagonisti polizia e malviventi, in un crescendo di violenza che non risparmia nessuno e che offre uno spaccato della malavita napoletana verso la quale il Commissario risponderà a suo modo (non esattamente garbato per essere precisi). Ricordo a tal proposito un paio di siparietti che lo vedono protagonista in cui prima ribadisce che “Per lasciare impuniti quei criminali dovrebbero ammazzarmi” e poi, una volta acchiappati un paio di essi, ricorda ad uno dei malcapitati che “A te non ti denuncio per violenza a pubblico ufficiale, te la faccio scontare qui”…e giù mazzate come se non ci fosse un domani.


I tratti e le caratteristiche tipiche del poliziottesco all’italiana ci sono tutti ed è inutile stare a ricordarli, mentre mi soffermerei sull’introduzione di alcune scene con protagonista il solito sangue fintissimo che abitualmente non erano eccessivamente presenti in prodotti simili (mi viene in mente per esempio il tizio infilzato sul cancello).

Il finale è meraviglioso, altra caratteristica del film con Merli (citofonare Italia A Mano Armata per esempio) con la comparsa del povero Gennarino (ricordate poi cosa gli successe in Napoli spara?) e il dietrofront del Commissario che con quel “Riportami In Ufficio” chiude magistralmente la faccenda.

Applausi.

Giudizio complessivo: 8.3
Enjoy,





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