Sully


Regia: Clint Eastwood

Il fascino delle storie vere è innegabile, e Clint lo sa bene.

Sully è il soprannome del pilota di linea americano Chesley Sullemberg che, durante un normale volo, subisce un duplice bird strike (avaria dei motori causata da uccelli finiti al loro interno). La torre di controllo gli imporrà di arrivare al più vicino aereoporto ma il nostro pilota, ben consapevole di ciò che stava accadendo, era più che sicuro che l'unico modo per sopravvivere senza schiantarsi contro la città era quello di effettuare un ammaraggio sul fiume Hudson, impresa miracolosamente riuscita.

Nonostante il suo eroico gesto che, miracolosamente, non ha comportato nessuna vittima, finirà sotto processo per non aver eseguito gli ordini dell'aereoporto, incominciando una battaglia legale nella quale solo l'astuzia riuscirà a salvarlo.

Il punto di forza principale del film è la sua narrazione, non lineare ma composta da tanti flashback che ci faranno ripercorrere poco alla volta quel fatidico giorno. Osservare dal punto di vista del pilota, della torre di controllo e dei passeggeri ci farà immergere a capofitto nel dramma e riuscirà a tenerci sulle spine, nonostante sapremo già come si concluderà la faccenda.


Come spesso capita, la CGI è a cavallo tra il discreto e l'appena sufficiente, con modelli 3D dell'aereo non proprio all'altezza del resto della pellicola. Difetto comunque non troppo odioso, non preoccupatevi, anche perchè le scene così  non sono poi moltissime. 
Questa carenza è compensata da una fotografia fredda che vira verso tinte più accese soltanto nei ricordi di gioventù di Sully, brevi momenti dove da tinte blu e grigie si passa a colori tendenti al seppia.

Il cast è più o meno all'altezza: Tom Hanks ovviamente riesce alla perfezione nel suo ruolo (nonostante gli improbabili baffoni bianchi); Aaron Eckhart sarà il coopilota di Sully e completerà nel migliore dei modi le debolezze del protagonista, rivelandosi una spalla più che eccellente; Laura Linney è la moglie di Sully e OMMIODDIO è un personaggio stupido all'inverosimile, uno di quelli che vorresti dimenticare al più presto e dei quali non sentirai di sicuro la mancanza; gli altri personaggi sono più o meno azzaccati nonostante all'inizio venga dedicata troppa attenzione a persone che poi, durante la visione, non avranno nessun altro ruolo rilevante.


Interessante poi la critica al sistema giuridico americano, un'assurda macchina che, tramite una storia vera, viene mostrata in tutta la sua fredda arroganza calcolatrice, un organismo che considera solo i dati e non le reazioni umane di fronte ad un dramma miracolosamente conlusosi senza vittime. 
Acido il giudizio di Eastwood anche nei confronti dei media che, come sempre, sono intenzionati solo a lucrare sulle tragedie e sulle sofferenza altrui, creando più problemi che altro.

Recensione smilza, me ne rendo conto, ma non penso resti molto altro da dire sul film. E' una di quelle opere che viaggia nella mediocrità, un film che non riesce a mai a decollare (in tutti i sensi) ma che comunque merita una visione.

Giudizio complessivo: 7.5
Buona Visione,


Stefano Gandelli




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