Danse Macabre (2017)


Regia: Ildo Brizi

Su questo blog ci piace molto parlare di progetti realizzati da emergenti, che siano libri o film, ed oggi non si fa eccezione.

Questo Danse Macabre, da non confondere con il romanzo del Maestro Stephen King (non c’entra nulla) o con altri lavori portanti lo stesso titolo, è rimasto, per il momento, ancora molto nascosto nel panorama horror italiano, tanto che sull’archivio IMDB non ottiene neppure i 5 ratings necessari a poter mostrare la media voto (situazione per altro mai capitatami, e di robba sconosciuta ne ho vista parecchia).

E se non mi fossi mai incontrato per motivi di lavoro con uno dei protagonisti della vicenda, probabilmente sarebbe rimasto nascosto pure a me e di conseguenza a tutti voi. E forse sarebbe stato un peccato.

La storia è quella di Margherita, una ragazza apparentemente tranquilla, fino alla morte della cara nonna, ossessionata dalla scomparsa della propria madre (bisnonna quindi della nostra Margherita), durante le riprese di un film piuttosto controverso. L’idea di mettersi ad indagare su queste questioni irrisolte porterà Margherita a subire visioni inquietanti che la faranno inevitabilmente cacciare in un mare di guai.


Ciò che cattura sin dalle prime battute è un sonoro davvero potente ed intrigante, che accompagna piuttosto costantemente tutto il film e riesce ad imprigionare lo spettatore all’interno di questa storia piuttosto fascinosa, con richiami gotici per nulla velati e che strizza l’occhio al genere thriller-horror italico di qualche annetto fa.

Diciamo pure che al regista Ildo Brizi (qui chiaramente all’esordio) non sono passati inosservati personaggi del calibro di Argento e Fulci, soprattutto quest’ultimo, come avrò modo di sottolineare più avanti. Quel che si evidenzia da questo lavoro, paragoni illustri a parte, è che comunque ci sappia fare piuttosto bene con la macchina da presa, con alcune riprese decisamente interessanti, dove si evince una piacevole attenzione e cura dei particolari.


La prima scena dell’omicidio, in particolare, l’ho trovata davvero vincente, tanto che ho subito gridato al filmone, forse con un attimo di precipitazione.

Le ambientazioni per lo più tetre e scure, si fondono bene con lo spirito della vicenda e le scene girate all’interno del cimitero di Staglieno (son di parte, ma da quando ho avuto l’occasione di entrarci, ho sempre creduto che fosse perfetto per girare il film horror che purtroppo non riuscirò mai a fare) aggiungono fascino.


Detto così sembra quindi di aver assistito ad un capolavoro, robba che Shining spostati proprio, ma ovviamente non è così per una serie di motivi che andrò brevemente ad analizzare.

Per prima cosa occorre puntualizzare che il budget a disposizione sia stato pressochè identico a quello messomi a disposizione dai miei genitori anni addietro per fare benzina al motorino, e in più di un’occasione ciò viene inevitabilmente fuori.

Il cast per esempio non è ai livelli di quello visto in Sleepers, ma nonostante la poca esperienza non demerita, a partire dalla protagonista Guia Zapponi e passando poi per coloro che le ruotano attorno. Ovviamente si nota una certa “amatorialità” della prestazione, ma non è un qualcosa che infastidisce più di tanto, perché il regista è stato attento a dosarne le apparizioni e a mantenerli “dentro la storia”, staccando quasi sempre al momento giusto.


Un’altra faccenda sulla quale mi soffermerei è il calo di interesse che si viene a creare dopo la metà film. Se infatti nella prima fase Brizi riesce a catturare l’attenzione di chi guarda, soprattutto con le apparizioni che tormentano la protagonista, lo stesso non si può dire della seconda, lasciandomi convinto che forse un cortometraggio, visto il budget e lo scotto dell’esordio da pagare, sarebbe potuto essere la soluzione vincente, per poter poi puntare a fare il botto successivamente.

Troviamo infatti alcune sequenze un po’ troppo forzate, eccessive e tendenti al grottesco, alternate tuttavia ad altre buone idee (vedi abile mossa dell’ospedale psichiatrico, che fa sempre la sua sporca figura nel genere horror) e ad alcuni effetti piacevoli.


Il finale forse è un po’ tirato per i capelli, ma nel contesto in cui va visto il film tutto sommato ci può stare, rifacendosi in parte a quanto visto nel pregevole l’Aldilà di Fulci che, come già accennato, ritorna in più di un’occasione.

Detto questo, considerando i mezzi a disposizione, ritengo che Danse Macabre abbia superato la prova con dignità e che a Ildo Brizi sia dovuta una seconda opportunità, in quanto il potenziale per far bene lo si vede.

Giudizio complessivo: 6.5
Enjoy,





Trailer



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