The Man In The High Castle



AUTORE: Frank Spotnitz
STAGIONI: 2/2
PERIODO: 2015-in corso
EPISODI: 20 da circa 50 minuti
TEMPO TOTALE DI VISIONE: 16 ore circa


Vi siete mai chiesti come sarebbe potuto cambiare il presente se uno tra i tanti eventi che si sono susseguiti nel corso della storia avesse avuto un esito diverso?
Se la rivoluzione francese non fosse mai avvenuta? E se la guerra di secessione americana l'avessero vinta gli Stati confederati del sud?

Beh, forse voi queste domande non ve le siete mai chieste, ma qualcuno si.
Uno di questi è Philip K. Dick, con il romanzo capolavoro "The Man In The High Castle", arrivato in Italia con il titolo "La Svastica Sul Sole", che si basa proprio sulla domanda "E se...?".

E se l'Asse Berlino-Roma-Tokyo avesse vinto la seconda guerra mondiale?
E se Roosevelt venisse assassinato prima di porre rimedio alla crisi del '29?
E se i nazisti fossero riusciti ad occupare una delle tre città principali della Russia Sovietica, abbattendo uno dei principali nemici al predominio dell'Asse?
E se...

Insomma, avete capito, nell'universo alternativo ucronico di Dick, Giappone e Germania hanno vinto la guerra e si sono divise il globo, lasciando all'Italia le briciole (e che te pareva?).
E proprio da qui (o quasi) parte la serie TV prodotta da Ridley Scott, e in esclusiva per Amazon Prime, "The Man In The High Castle", tratta proprio dal romanzo omonimo.
E la prima domanda che ogni amante de "La Svastica Sul Sole" (me compreso) si chiede è: "ma sta serie, è fedele o no al libro?".
La risposta è...beh, quasi.

Le premesse sono di fatto molto fedeli al libro di Dick: l'anno è il 1960, e gli Stati Uniti sono divisi in due grandi blocchi, la west coast, sotto il controllo dell'Impero Giapponese (con capitale San Francisco), mentre la east coast appartiene al Grande Reich (con capitale New York).
Il periodo di pace sembra però essere vicino alla fine, questo perché il fuhrer è ormai vecchio e ad un passo dalla morte, e tutti quelli che puntano ad occupare il suo posto, forti dello sviluppo tecnologico del Reich e dell'ideazione della atomica, vorrebbero abbattere l'impero nipponico e governare incontrastati su tutto il globo.
In questo periodo estremamente precario, dei filmati (nel romanzo erano libri, ma dettagli) iniziano a girare per gli ex-stati uniti. In essi sono impressi gli alleati vincere sull'asse e bombardare Berlino.


Se molti, alla lettura della trama, hanno già fatto una smorfia di disgusto verso i vari cambiamenti rispetto al libro tipo "guai a chi me lo tocca!", allora la serie non fa per voi.
Perché di fatto, "The Man In The High Castle" non è un vero e proprio adattamento del romanzo, quanto un thriller distopico-ucronistico ambientato nell'universo alternativo del libro di Dick.

Per le persone che invece possono passare oltre a questi cambiamenti atti a rendere la serie quantomeno più scorrevole e commerciale, e meno intima rispetto al romanzo...vi spiegherò, nelle righe seguenti, perché "The Man In The High Castle" è una serie con i contro fiocchi.

Prima di tutto, tendo a farvi sapere che non sono un amante delle serie TV. Non chiedetemi perché, ma è proprio che non riesco più a vedermi una stagione di fila come una volta. Eppure "L'Uomo Nel Castello Alto" mi è passato liscio liscio come l'olio.

Una delle cose che una serie TV ha, in quasi tutti i casi, superiore ad un film è la caratterizzazione dei personaggi. La durata di una serie è molto più lunga rispetto ad un lungometraggio e questo permette senza dubbio un migliore approfondimento dei protagonisti, e TMITHC (da ora in poi lo abbrevierò così, dato che mi sono caduti i genitali per terra già da un pezzo a scrivere il titolo per intero) non è da meno. 
Anzi è il suo punto forte.


Alcuni personaggi sono davvero memorabili, e la cosa curiosa è che i migliori sono quelli che nel romanzo hanno meno spazio o non sono neanche presenti.
Rufus Sewell (The Tourist) interpreta alla perfezione l'obergruppenführer John Smith, che da villain piatto e canonico diventa, nel corso della prima stagione e poi in tutta la seconda, un personaggio a tutto tondo, con una backstory per ora solo accennata ma già decisamente interessante e che spero verrà approfondita nella prossima stagione.
Stessa cosa per quanto riguarda un altro personaggio che ho adorato, ovvero l'ispettore capo Kido interpretato in maniera ottima da Joel De La Fuente (E Venne il Giorno), forse troppo monoespressivo, ma per il ruolo che ricopre è più che azzeccato.

Non tutti i "character development" sono però riusciti nella stessa maniera. Per esempio il personaggio di Juliana Crain , interpretato da Alexa Davalos (The Mist) migliora vistosamente nella seconda stagione dopo una first season non riuscita per lei. Al contrario, il personaggio di Frank Frink interpretato da Rupert Evans (Hellboy, The Boy) ha un repentino cambio di carattere nella seconda stagione, che mi ha portato ad odiarlo profondamente dopo una prima stagione in cui era riuscito ad entrare nel cuore degli spettatori.

Una caratteristica di grande impatto nella serie riguarda inoltre gli effetti speciali e il design dato alla New York nazista e alla imponente quanto affascinante Berlino imperiale, che fanno loro sporca figura!

TMITHC però non è esente da difetti purché, a mio parere, minimali.
Alcuni percorsi seguiti da determinati personaggi risultano lenti e macchinosi, mentre altri proprio inutili. L'assenza di menzione dell'Italia nella serie mi ha fatto storcere il naso (nel libro se ne parla ampiamente) e la qualità della recitazione è altalenante e certe volte non proprio ai livelli che mi sarei aspettato da una serie di questo livello.

Eppure, TMITHC mi è piaciuto tanto, non lo nego, con una seconda stagione che mantiene perfettamente i livelli ottimi della prima e nel complessivo non stona.
Se amate la fantascienza e i futuri distopici, questa serie fa per voi!
"Sieg Heil!"

Giudizio complessivo: 7.3
Buona visione,





Trailer


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