Get Out


Regia: Jordan Peele

Wow che cazz di filmone, veramente un’ottima scoperta.

È già da molto tempo che sull’internet giravano le immagini del faccione di questo ragazzo con gli occhi rossi e spiritati, con tanto di lacrima discendente che lasciava in un primo momento intendere ad un insulso drammone familiare o a qualcosa di similare.

E invece nulla di tutto questo…

E pensare che prima della visione non sapevo assolutamente nulla di questa pellicola, neppure che genere fosse e dopo la visione ne so ancora di meno; thriller, dramma, horror e chi più ne ha più ne metta, in un mix perfettamente riuscito che intrappola senza scampo lo spettatore pur senza godere di rimi frenetici, scene pazzesche, salti sul divano o facili abusi di sangue più o meno innocente.

Il tema del razzismo, quantomeno nei principi fondamentali, è chiaro fin da subito; è palese da come vengono menzionati i neri e i bianchi che la presunta diversità sarà un momento ricorrente all’interno del film, aggiungendo così pure una decisa spolverata di critica nei confronti della società più arretrata a tutti i generi entro cui spazia e di cui ho parlato poc’anzi.

Certo è che non ci si poteva minimamente immaginare la possibilità di spingersi così in là, soprattutto se uno all’inizio pensa di intrattenersi con una visione un po’ più cinica e violenta della serie “Ti Presento Ai Miei”, tanto che quando si viene a scoprire tutto il bordello architettato dalla famiglia ci resti piacevolmente dimmerda e la valutazione automaticamente sale.


Ed è qui che, di fronte al malatissimo progetto degli Armitage, la questione razzismo passa quasi in secondo piano, perché “Il nero fa solo tendenza”, come sentenzia uno dei papabili profittatori della situazione. Non gliene importa una mazza se è nero, giallo, verde o blu, perché quello è solo il mezzo per poter vedere il mondo con occhi diversi (sembra una frase poetica, ma è solo un bieco trucco per mascherare uno spoiler, sappiatelo 😃).

Uno dei punti chiave è senza dubbio l’attesa. L’attesa di capire come si evolverà questa presentazione che sin da subito appare poco chiara, con un buonismo visibilmente esagerato che non può non far storcere il naso e con l’ingombrante presenza della terribile Georgina, che non fa una mazza, ma che risulta essere una figura veramente angosciante. E già perché questo ricalca un po’ tutto il film, che vive su una presenza costante di curiosità ed attesa, alternate ad un’inquietudine che, pure nelle lunghe fasi in cui non accade nulla di particolarmente significativo, non manca mai.


Bravo quindi al regista, tale Jordan Peele, qui al suo esordio, un esordio col botto vien da dire.

Non è all’esordio invece, anche se non è che abbia all’attivo milioni di partecipazioni, Allison Williams, che nella prima parte soprattutto riesce, con il suo atteggiamento e quella faccia da una che la sa lunga, a farti prendere davvero bene, quasi ai limiti dell’innamoramento immediato (e per fortuna che sono bianco mi verrebbe da pensare a tal proposito 😃).

Daniel Kaluuya, nel ruolo di protagonista, è perfetto e sfodera una prova di tutto rispetto, approfittando dello stile registico volto ad abbondare spesso di primi piani intensi (es. colloquio con Georgina, dopo la scena del caricatore del telefono staccato), dove lui dimostra di essere totalmente a suo agio, regalando espressioni che rimangono impresse a lungo (vedi appunto immagine a seguito della prima ipnosi, citata in apertura).


Il tema musicale spesso è intrigante (mi viene da ricordare ad esempio la solennità dei toni durante le fasi della pre operazione), mentre l’ambientazione della casa garantisce un senso di claustrofobia costante.

Difetti? Io non ne ho trovati, finale compreso, che forse poteva essere la parte più debole. 
Per cui filate a vederlo e poi mi ringrazierete.

Giudizio complessivo: 8.8
Enjoy,


Luca Rait



Trailer



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