Lights Out - Terrore nel buio


Regia: David F. Sandberg


Filmaccio davvero deludente, sul quale riponevo aspettative ben più alte.

Certo, vedendo il trailer, non è che mi aspettassi il capolavoro del secolo, ma quantomeno era lecito aspettarsi un horror decente, capace di intrattenere con una storia credibile e sufficientemente chiara e di regalare qualche momento di sana tensione (magari con pure alcuni salti sul divano), elementi che dovrebbero essere la chiave per la buona riuscita della maggior parte dei pari genere che non hanno particolari velleità.

Cominciamo dal principio, dal momento che il film parte subito con le marce alte. Solitamente questa particolarità non mi dispiace, perché spesso capita di incontrare noiose ed inutili introduzioni che sfiancano lo spettatore ancor prima che si entri nel vivo, ma in questo caso il “partire subito” risulta un elemento a sfavore dal momento che “il mostro” viene svelato subito senza un minimo di attesa che ti invogli a scoprire quello che stiamo per andare a vedere. Sia chiaro, l’ho detto prima, le introduzioni kilometriche, se poco accattivanti, portano solo guai, ma qui il tempismo non è certo stata l’arma vincente a mio avviso.


La tensione creatasi durante la visione nel complesso è sufficiente e si percepisce che si sta vedendo un film horror, ma i pochi jumpscares presenti sono troppo telefonati, dal momento che si sa già un quarto d’ora prima che stanno per arrivare. È chiaro che un horror che non presenta nulla di nuovo (perché in fin dei conti è così) e che non ha particolari atmosfere o assi nella manica da giocare, deve per lo meno farti cagare addosso (e farlo bene oltretutto) e francamente qui non succede.

L’utilizzo del sonoro tra l’altro è pessimo, con sbalzi di volume veramente troppo eccessivi; avendo visto il film a mezzanotte e in condominio, ho rischiato veramente di venire cacciato via in malo modo dai cini.

La storia non convince fino in fondo, con l’abuso del buio e la faccenda di questa Diana che viene messa sul piatto con troppa superficialità, senza un sufficiente approfondimento che avrebbe quantomeno giovato a caratterizzare un personaggio che sarebbe potuto anche essere discretamente interessante. Discutibili anche le reazioni della suddetta alla luce, dal momento che a volte inizia a bruciacchiarle la pelle, altre volte la fa semplicemente sparire o incazzare a seconda se ha le sue cose oppure no.


Il finale poi è semplicemente brutto. La scelta della madre, che non svelo nel caso qualche pazzo voglia avventurarsi nella visione, è altamente intuibile (forse con modalità diverse però), ma siamo così sicuri che alla fine dei conti serva? Cioè anche questa sorta di dipendenza tra le due non è poi così chiara e avrebbe potuto essere salvata da un epilogo diverso, con un guizzo finale che potesse in qualche modo giustificare questa carenza di spiegazioni e che in realtà invece non arriva mai.

Sono infine presenti troppe scene forzate e ben oltre le righe che in alcuni casi sfiorano quasi il ridicolo, in aggiunta ad un abuso di sentimentalismi difficilmente credibili date le situazioni in cui vengono affrontati.


La recitazione avrebbe potuto salvare in parte la baracca, ma non è successo ed in questo non hanno aiutato dialoghi che nel 63% dei casi sono risultati privi di senso.

Considerando che questo film è stato tratto da un cortometraggio sempre del medesimo regista, mi viene da pensare che quel corto sarebbe stato non solo sufficiente, ma ben più adatto a raccontare questa vicenda. E a tal proposito, mi viene di consigliarvi la visione dell’ottimo corto Don’t move (c’è su Youtube, fate lo sforzo di cercarvelo da soli 😏), che in un certo senso ricorda un po’ questo Lights Out a livello di trama.

James Wan produce, ma purtroppo non dirige…e il film ne risente.

Giudizio complessivo: 4.8
Enjoy (ma anche no),

Luca Rait


Trailer



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