The Babadook


Regia: Jennifer Kent

Recensione #1

Trama iniziale


Amelia cresce il figlio portandosi però sempre dietro il fardello della tragedia che le è capitata: nel viaggio verso l'ospedale per dare alla luce Samuel, lei e il marito sono stati vittime di un incidente stradale in cui il suo compagno ha perso la vita. 

Così, ironicamente, l'anniversario della tragedia coincide con il compleanno del piccolo. Inoltre, per quanto si sforzino di apparire una famiglia normale, lei sentirà sempre la mancanza del coniuge e il bambino quella di un padre. In questa situazione di forte precarietà, si inserisce violentemente un'oscura presenza con l'intento di tormentarli fino alla morte...


Recensione no-spoiler


Stilisticamente una sorpresa, alcune inquadrature/sequenze sono davvero innovative e mai mi sarei aspettato di vedere novità in un genere ormai trito e ritrito come quello dell' "infestazione casalinga made in U.S.A.". Le recitazioni suscitano la pelle d'oca, riescono perfettamente nel loro intento: farti odiare a turno tutti i personaggi, ad eccezione della vecchina, tenera, vicina di casa. 

Per mia gioia gli spaventi nel senso stretto si contano su una mano, in compenso il clima di tensione è palpabile. Tuttavia, se dopo aver visto il finale non ci fosse una chiave di lettura più profonda e da me molto apprezzata, il film risulterebbe assai poco valido.


Consigliato a tutti gli amanti dei demoni che non ti lasciano scampo; sconsigliato a chi cerca l'horror splatteroso.

Giudizio complessivo: 7.1

Buona visione e alla prossima,


Bikefriendly


Recensione #2

Occhio agli spoiler

Film molto interessante, che sfrutta più che egregiamente l’immagine del Babadook, per raccontare in realtà molto altro.

Si tratta infatti di un bel drammone psicologico, velato sì da sfumature horror, che però restano quasi timidamente in secondo piano. I momenti di tensione (che comunque ci sono pure) fungono in pratica da contorno, a testimonianza che un lavoro risulta molto più inquietante, quando non è obbligato a ricorrere esclusivamente a scene splatter (una testa semi mozzata sul finale però se la concedono 😁) o jumpscare per infastidire lo spettatore. Grazie a tutto ciò infatti si riesce a trasmettere un senso di inquietudine che poche volte ricordo aver toccato simili livelli.

E poi non scordiamoci di alcune scene veramente azzeccate, come per esempio quando il libro si ricompone con le immagini di madre e figlio, e di altre addirittura quasi commoventi, come quando la donna tenta di strozzare il bambino e quest’ultimo, mosso dal sentimento che in ogni caso nutre verso la progenitrice, tenta comunque di accarezzarle il volto.


Ecco appunto, il bambino.

Parto subito col dire che, soprattutto nella prima parte, risulta davvero insopportabile; capisco le esigenze di copione, ma forse qui si è esagerato un po’, tanto che vien lecito chiedersi più volte dove cazz. fosse nascosto Babadook e cosa aspettasse ad uscire e farlo a pezzi. Se già avevo seri dubbi su un’eventuale mia futura paternità, diciamo pure che quei minuti iniziali hanno decisamente indirizzato le mie scelte.

Nonostante l’insopportabilità e la giovane età, bisogna però ammettere che il giovine se la cava molto bene a livello recitativo, tenendo testa all’ottima Essie Davis, che sfodera una prestazione di tutto rispetto, con quei primi piani a lei dedicati dopo la sua fuoriuscita di testa, che si faticano a dimenticare in tempi brevi.



Le sue espressioni memorabili non sono tuttavia gli ultimi pregi; la fotografia infatti è molto suggestiva, così come l’abilità nel riuscire ad incuriosire lo spettatore sin da subito, dal momento che si intuisce presto che la madre non sarebbe durata molto, andando così a ribaltare la classifica dei pazzi.

In alcuni frangenti mi ha ricordato molto il pregevole Goodnight Mommy (anche se in realtà cronologicamente dovrei dire il contrario), sia quando lei inizia a rispondere male al figlio (invitandolo tra l’altro ad alimentarsi secondo lo stile preferito dal buon Gianni Morandi), sia quando la vediamo legata come un salame. Vi sono anche dei richiami a Boogeyman, da cui però si discosta parecchio e in meglio, tralasciando maggiormente l’aspetto paranormale e mantenendosi sempre sul confine del vero/immaginazione.

Anche se oggettivamente è già abbastanza chiaro, il finale poi chiarisce ogni dubbio sull’esistenza del Babadook, che possiamo pure considerare come una sorta di trasfigurazione dei propri demoni interiori, che purtroppo non si potranno mai cacciare via e al massimo si potranno tenere a bada giù in cantina, alimentandoli con una bella ciotola di vermazzi, ove necessario.

In definitiva si tratta quindi di un lavoro che merita senza alcun dubbio una visione, che non rischia certo di cadere nell’anonimato e che continua a farmi credere che gli australiani, dietro la macchina da presa, ci sanno fare, come avevo appena finito di dire in Wolf Creek.

Chiudo con la considerazione che chi boccia il film solo perché non fa abbastanza paura o per un finale giudicato ridicolo, mi dispiace ma non ha capito una cippa di questo lavoro.

Giudizio complessivo: 8.2
Enjoy,

Luca Rait

Trailer



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