La Mala Educación


Regia: Pedro Almodóvar


Ignacio ed Enrique sono amici di vecchia data, il primo da sempre con la passione per la scrittura ed il secondo regista emergente e di grande talento. Dopo diversi anni che i due non si vedevano, Ignacio bussa alla
porta dello studio di Enrique per sottoporgli il suo ultimo lavoro, “La Visita”, un racconto in parte autobiografico che si basa sulla loro amicizia ai tempi della prima adolescenza, amicizia che presto si è tramutata in amore e ha portato entrambi alla scoperta della loro omosessualità. Durante quel periodo i due frequentavano un collegio ed il direttore, Padre Manolo, essendo innamorato di Ignacio, abusa del ragazzo ed allontana Enrique dal collegio così da non avere “rivali” in amore.

Enrique deciderà di dare ad Ignacio una chance e dirigerà il film su “La Visita”, un viaggio che farà venire a galla diversi particolari sulla vita di entrambi e non tutto sarà come sembra…


Già dalla trama (ridotta all’osso per non fare spoiler) si può capire come Almodóvar abbia deciso di girare il film su più livelli temporali: il presente (da adulti), l’infanzia (ai tempi del collegio) e l’adolescenza (la parte del film girato da Enrique che racconta gli avvenimenti dei due dopo la loro separazione al collegio). Nonostante ci siano questi tre livelli temporali, non sarà difficile capire la giusta sequenza degli avvenimenti grazie anche ad una sceneggiatura molto curata e chiara, senza lacune e che ci accompagnerà tenendoci per mano, così da non farci mai perdere il filo del discorso.

Come la maggior parte dei film del regista, la trama verte attorno a personaggi che vivono ai margini della società e che sono costretti a nascondersi, il più delle volte. In questo film proprio loro avranno una rivincita, un modo per farsi vedere e per affermare la propria autonomia, siano omosessuali, pedofili o travestiti. Nonostante questi argomenti considerati in parte tabù dalla società, il nostro Pedro riesce a creare un'opera davvero delicata che non solo riesce a trattare argomenti “scomodi” in modo efficace ma riesce a farlo senza mostrare nulla ed inserendo anche una vena comica, nata dall’autoironia stessa che il regista mette in scena. Altra caratteristica particolare è l’uso di colori accesi: nonostante le tematiche infatti la maggior parte delle volte i colori saranno accesi ma, questo senso di vivacità, verrà a volte compensato con delle inquadrature non centrate che evidenzieranno il vuoto della scena e, metaforicamente, il vuoto di alcuni personaggi.

Le scene hot nel film sono in numero abbastanza ridotto ma mai esplicite: capiremo alla perfezione cosa i personaggi stiano facendo ma senza mai vedere nulla di concreto, così da risvegliare il lato voyeuristico dello spettatore che si sentirà risucchiato dalle immagini della pellicola e spettatore attivo della scena.

La colonna sonora poi è un altro punto di forza del film, composta da brani che rendono alla perfezione le emozioni dei personaggi e l’inserimento di “Cuore Matto” come parte fondamentale della colonna sonora è stata una scelta che personalmente ho gradito parecchio.

Insomma, questa pellicola è forse una delle più famose ed apprezzate del regista che, grazie anche ad un cast davvero capace, è riuscito a mettere in scena una storia delicata in modo del tutto personale ed originale, riuscendo a far breccia nei cuori degli spettatori. Consigliato a tutti coloro che vogliono vedere un cinema d’autore come si deve, sconsigliato a chi può sentirsi offeso o turbato dagli argomenti trattati.

Giudizio complessivo: 7.5
Buona Visione,

Stefano Gandelli



Trailer




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