Guinea Pig 3&4

HE NEVER DIES


Regia: Masayuki Kusumi


Guinea Pig torna con questo terzo episodio fuori di testa ma, rispetto ai precedenti, presenta un abbozzo di trama e uno stile completamente diverso, molto più televisivo e lontano dal finto snuff dei primi due.

La storia è breve e semplice: il nostro protagonista lavora in un ufficio, è trattato male dal capo e preso in giro dai colleghi, vive in un appartamento misero e disordinato, non ha nessuno con cui confidarsi ed è a tutti gli effetti un uomo solo nel mondo. Una sera così, dopo un primo tentativo andato male, decide di suicidarsi e per farlo decide di tagliarsi le vene ma, colpo di scena, lui non può morire.

Dopo il taglio infatti smette subito di sanguinare e di provare dolore, riuscendo a mutilarsi svariate volte senza soffrire prima di capire il suo “superpotere”. Ovviamente non potendo morire cosa fare se non uccidere i propri rivali? E soprattutto, riuscirà il nostro protagonista a farla finita? Per scoprirlo dovrete vedere il film voi stessi.

Il punto che segna la svolta definitiva dai precedenti episodi, oltre alla trama, è l’atmosfera più leggera e tranquilla rispetto ai precedenti (basta vedere la scena con i piedi che fanno le marionette, assolutamente stupida e priva di senso). Questo elemento, se da un lato permette la visione di contenuti estremi da parte di un pubblico maggiore, perde molto del fascino undergorund che caratterizzava i primi due capitoli, resi famosi proprio per questa violenza cattiva e senza speranza a cui tanto ci eravamo affezionati.

Per quanto riguarda la violenza in sé invece, nulla da dire come sempre, effetti speciali magnifici anche se meno credibili e violenti visivamente, visto l’atmosfera surreale della pellicola. Detto ciò, vedere qualcuno automutilarsi solo per poi scoprire che non può morire fa comunque effetto, ve lo garantisco.

Per concludere, questo terzo capitolo è stato una svolta per la saga che le ha permesso di uscire dal circuito underground estremo per finire, almeno con questo capitolo, nel trash. Non so nemmeno io se questo sia bene o un male ma consiglio questo film a chi, per ora, non è ancora pronto alla violenza vera e cruda delle precedenti puntate.

Giudizio complessivo: 5.5




> Film completo <




MERMAID IN A MANHOLE


Regia: Hideshi Hino


Un pittore di mezza età è in una fase di crisi creativa e, per trovare l’ispirazione necessaria, è solito rifugiarsi nelle fogne vicino a casa sua. Un giorno li troverà una sirena che una volta aveva conosciuto e ritratto in un fiume. Fin da subito tra i due scoppierà un amore dirompente che stregherà il pittore e lo porterà a dipingere la sirena all’interno di una vasca da bagno appositamente montata nel suo studio. La sirena però è ferita e questa farà infezione, ricoprendola di bolle ed escrescenze dalle quali usciranno colori che il pittore potrà utilizzare per i suoi dipinti, fino al tragico epilogo.

Tra i capitoli della saga, questo è di sicuro quello più lungo e quello più poetico. Nonostante a leggere la trama non sembrerebbe, in questo episodio la volontà del regista, oltre a quella di impressionare, è quella di mandare un messaggio di amore nei confronti dell’arte. Infatti in questo caso è la pittura a salvare l’uomo dalla depressione e la pittura a salvare la sirena, non facendola morire senza motivo. L’arte privilegiata in questo caso è quella della violenza e della morte, un arte legata a doppio filo con il dolore di entrambi i personaggi, da un lato quello psicologico e mentale del pittore e dall’altro quello fisico della sirena, in lenta decomposizione.

Un messaggio secondario che si potrebbe trovare è quello ambientalista: la sirena infatti nel primo ritratto del pittore era in un fiume ed ora è morente nelle fogne squallide di una metropoli giapponese, in mezzo ai rifiuti e destinata a morire tra mille sofferenze.

Gli effetti speciali, nemmeno a dirlo, sono realizzati alla perfezione e nonostante all’inizio la lenta decomposizione della sirena non faccia impressione, vi garantisco che quando inizierà a vomitare sangue e vermi inizierà a farvi un certo effetto. C’è da dire però che in questo capitolo la violenza è “giustificata” da un fine più alto e di conseguenza risulta meno fastidiosa che in altri episodi.

Tra i vari capitoli, questo è forse il migliore, quello più vicino al comune concetto di cinema e quello registicamente meglio riuscito, grazie anche ad alcuni movimenti di camere abbastanza azzeccati e ad una recitazione non eccessivamente forzata come negli altri episodi.

Giudizio complessivo: 7.5
Buona visione,

Stefano Gandelli


Trailer



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