It Follows


Regia: David Robert Mitchell



Dunque ammetto che ero molto curioso di vedere questo film che, pur essendo del 2014, mi pare stia uscendo or ora al cinema da noi, e sul quale avevo sentito in giro pareri molto positivi, alcuni dei quali anche decisamente entusiastici.

Le fasi iniziali mi sono piaciute molto, con quell’alone di mistero che la fa da padrone e quelle inquadrature in prima persona che sembrano chiamare continuamente quel qualcosa che in realtà non succede, ma che ti costringe in ogni caso a rimanere attaccato allo schermo, senza distrarsi.

Dopo che avviene poi il primo passaggio di consegne, la faccenda si fa interessante di brutto; le apparizioni di quella “cosa?” riescono a trasmettere una certa inquietudine e non nascondo che un paio di volte ho dovuto allontanare leggermente le cuffiette dall’orecchio, cosa che oggettivamente non mi accedeva da lustri. Eppure non è che ci siano reali momenti di terrore, o facili jump scare, è solo quel senso di costante allerta in cui il regista costringe sapientemente lo spettatore, aiutato dalla lentezza esasperante del nemico (fattore a mio avviso azzeccato) e da una colonna sonora veramente geniale. Già perché è stata proprio questa la prima cosa che mi ha seriamente colpito, delle musiche a dir poco intriganti ed inquietanti allo stesso tempo, che si addicono in maniera superlativa alla situazione.


Per cui, stando a quanto appena detto, appare logico aspettarsi il filmone che attendevo da molto tempo ed invece devo ammettere con grande rammarico che mi trovo a dover riferire di una parziale delusione, iniziata a materializzarsi nella fase centrale piuttosto spenta per poi compiersi definitivamente nelle ultime fasi, con una scena in piscina che francamente non convince per nulla.

Certo è che la delusione non deriva affatto dalla carenza di informazioni sull’origine del male, perché in questo contesto ho trovato l’idea giusta, dato che gli aspetti privilegiati sono stati altri, ma proprio da una significativa diminuzione del coinvolgimento che il film riesce a dare da un certo punto in poi, limitando decisamente le apparizioni dell’entità malvagia e perdendosi troppo sul passaggio della “malattia”, quasi che si stesse giocando a “Ce l’hai”.

Le prestazioni recitative inoltre non mi hanno esaltato, fatta eccezione per quella della protagonista che in fin dei conti se la cava piuttosto bene nella parte che le è stata ritagliata per l’occasione.

In conclusione il giudizio sul film è stato piuttosto complicato da formulare, per i motivi esposti precedentemente. Nel complesso direi che vale un’abbondante sufficienza, dovuta in gran parte alla fase iniziale, all’aspetto puramente tecnico e al fatto che comunque anche a distanza di giorni ti rimane dentro, non cadendo facilmente nel dimenticatoio come altri suoi più o meno illustri colleghi.

Certo è che non si tratta di uno dei migliori horror degli ultimi 10 anni, come recita la locandina (almeno per me) e la delusione è ancora difficile da smaltire.


Giudizio complessivo: 6.5

Buona visione e alla prossima,

Luca Rait




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